Le interviste video, sono il mio pane quotidiano. Avendo iniziato il mio lavoro in redazioni televisive,
come Rti Calabria e giornalistiche, come il Quotidiano del Sud, posso affermare di avere avuto una buona palestra. Grazie all’ambiente televisivo e giornalistico, ho sviluppato negli anni una prontezza di riflessi
nei casi di interviste in cui si ha poco tempo e una raffinatezza in quelle più posate e studiate.
Che siano all’interno di un capannone agricolo, in una casa allestita a set o in una piazza di un borgo, considero a tutti gli effetti le interviste video fondamentali per il mio lavoro. Documentando infatti, festival, rassegne e conferenze stampa, ritengo le interviste come il fulcro su cui svilupperò il mio racconto.
E ne abbiamo di tutti i tipi. Al chiuso o all’aperto. In piedi, seduti o camminando. Per documentari o per prodotti aziendali. Tutte hanno uno stile ed un senso.
Questo perchè, attraverso le parole del nostro interlocutore, riusciamo a far arrivare un messaggio, a costruire una memoria e a far capire. In più, se applicato a logiche aziendali e se più banalmente ci mettiamo la faccia, può essere un valido alleato per attirare nuovi clienti. Ma non solo.
LA NOSTRA LOCATION
Ogni intervista video, ha la giusta location, perché ella stessa è già parte di un racconto. Naturalmente, come nel cinema, ogni posto scelto oltre che giusto ed elettrizzante dal punto di vista scenografico, dovrà essere
anche funzionale.
L’AUDIO
L’audio che è l’elemento fondante per l’intervista video, ha un gran nemico: il rumore. Partendo dal presupposto che un microfono ‘sente’ anche quello che non dovrebbe sentire, possiamo adottare degli accorgimenti pratici, prima che intervenire sulla nostra strumentazione o effettuare sostanziosi upgrade.
Possiamo evitare di stare troppo vicini ad una strada ad esempio. O se siamo all’interno di una stanza, evitare che ci siano più persone (che fanno magari ambient sullo sfondo) che parlino nella nostra stessa direzione.
In alcuni casi, come sirene o campane, basterà fermarci e riprendere dal punto di interruzione.
LO SFONDO
Lo sfondo, è un elemento visivo molto importante. E’ un quadro complesso da comporre, perchè non dovrà disturbare e far perdere l’attenzione sul nostro interlocutore. Una tecnica molto comune e che ho utilizzato per alcuni lavori di respiro nazionale, è quella dello sfondo neutro. Diverse interviste fatte in tutta Italia e da videomaker differenti, sono confluiti all’interno di un unico lavoro avendo in comune lo stesso sfondo.
Un fondale monocolore che ci ha permesso in questo caso di essere coerenti, risparmiare tempo nella ricerca della location ed essere più pratici.
CORRENTE GRAZIE
L’interlocutore, specie in riprese appartenenti al mondo del backstage cinematografico o documentaristico,
sono dei flussi di parole. Staremo con la strumentazione accesa, anche prima di registrare o fra una ripresa ed un’altra. Ripeteremo lo stesso concetto. Ci allungheremo in corsa aggiungendo domande supplementari.
Ci fermeremo più volte per spiegare un concetto o per avere una breve pausa.
Tutto questo con la strumentazione accesa. Camera, microfoni, luci.
Ecco perchè è importante individuare una presa di corrente, portare con sè una o più prolunghe e cercare di alimentare il tutto con le proprie batterie.
TUTTO QUELLO CHE RIFLETTE E’ UN POTENZIALE NEMICO
Finestre, specchi e superfici riflettenti, sono potenzialmente dei nemici. Ribaltando il campo ed usando l’astuzia, possono essere però dei validi alleati. Ad esempio, la luce di una finestra posta al lato della nostra location, può darci il taglio che cercavamo. In questo modo, possiamo ottimizzare il tempo, usando soltanto
una luce di riempimento posta più o meno frontale al soggetto da illuminare.
Naturalmente, per questo ragionamento, dobbiamo preferire giornate perfettamente soleggiate e gestire lo spostamento dell’ombra nel tempo.
CIACK SI GIRA
Generalmente, per effettuare una buona intervista video, è necessario avere due inquadrature, quindi due camere. Quindi due operatori. Questo perchè, effettuando una ripresa larga ed una ripresa stretta, avremo
un’intervista più accattivante e meno noiosa. Naturalmente, tranne in alcuni casi, una buona mia percentuale delle interviste video sono realizzate con una sola camera. Per ovviare a questo delle volte, preferisco stoppare, cambiare inquadratura e continuare. In quasi tutta la totalità delle interviste video poi, vado a dare corposità in montaggio grazie alle immagini di copertura o b-roll. In una buona percentuale, preferisco usare quasi sempre un primo piano o un mezzo primo piano. Adoro l’idea che l’intervistato sia al centro della scena e conquistare le menti degli ascoltatori, anche grazie alla sua fisicità e alle sue espressioni.
LUCE PREGO
Con le moderne tecnologie, è molto pratico portarsi in giro quel che serve per illuminare bene il nostro set
da intervista. Una fotografia minima, richiede minimo tre fonti luminose, anche se in alcuni casi ci si può accontentare di due. Parliamo della luce di taglio, della luce diffusa e del controluce.
E’ importante usare la luce artificiale perchè è controllata e perchè riesce a dominare la temperature colore. Mentre è altamente sconsigliabile usare la luce che troviamo nelle abitazioni private e non; in generale quella che si orienta dall’alto verso il basso.
Può essere un esperimento però, utilizzare elementi luminosi che possono fungere anche da scenografia, come ad esempio una lampada da tavolo.
Ad ogni modo la luce di taglio, è generalmente la fonte principale di illuminazione del soggetto. Ha una forte intensità ed avrà come compito quello di illuminare solo una porzione del soggetto. La luce diffusa invece,
viene usata come metodo di contrasto per la luce di taglio e non colpirà direttamente il nostro soggetto.
Diffusa perchè per l’appunto, la luce verrà proiettata su di una superficie altamente riflettente.
Il controluce invece, ciliegina sulla torta, è quel tipo di illuminazione che dà un elemento sofisticato al nostro lavoro. E’ una fonte di luce posta alle spalle del nostro intervistato, che descrive il soggetto e lo stacca dal fondo.
SI SENTE?
Un videomaker, è un one man show. Oltre a comporre il set e la luce, si occuperà probabilmente anche dell’audio. L’audio parte dal controllo dello stesso. E’ assolutamente obbligatorio, usare un paio di cuffie.
Può sembrare una sciocchezza ma non lo è. Alcuni videomaker infatti, potrebbero fidarsi degli indicatori
di ascolto della propria mirrorless. Peccato che essi non diano modo di visualizzare eventuali elementi
di disturbo. Un fruscio del nostro microfono wireless, i capelli dell’intervistato, un rumore di fondo.
Parlando di strumentazione audio invece, tranne che in casi sporadici dove mi affido ad un microfono supercardioide posizionato sulla macchina, preferisco utilizzare i lavalier.
In assoluto i radiomicrofoni wireless abbinati al lavalier, sono la tipologia più utilizzata, stabile e remotata
per le interviste video. Esso verrà posizionato sul petto dell’intervistato.
Quasi sempre però a corredo, preferisco posizionare nei pressi del set da intervista anche un microfono audio tipo Zoom.
A CORREDO
Così tante informazioni e parametri da controllare, possono inizialmente spaventare e mandare in crisi.
In realtà, il consiglio più grande che posso dare è quello di studiare con anticipo, essere preparati e
conservare sempre una soluzione per ogni problema.