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RIFLESSIONI ATTORNO AD UNA TRANSUMANZA

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C’è qualcosa nel mio DNA, che mi fa sentire vicino ai riti, alle tradizioni e al mondo arcaico.
Un mondo che, nonostante tik tok ed instagram, è sempre lì. E’ stato violentato, quando alla pietra per costruire le case, si è preferito il ‘tipico’ non finito calabrese, fatto di mattoni a vista e grigiore cementizio. Quando, rimanere attaccati alle tradizioni, era sinonimo di arretratezza ed ignoranza.

Ma alla fine è rimasto e va avanti, in diverse forme ma con lo stesso significato. Ed è strano come io stesso, preferisca uscire dal convento alle 3e30 del mattino per camminare fra i campanacci e saltare da un pickup ad un altro, piuttosto che convegni e ambienti pettinati.

Perchè dopo una giornata del genere, la tua pelle è bruciata come i terreni aridi che le stesse mucche lasciano in pianura, i tuoi vestiti cambiano colore ed hai una quantità inaudita di polvere e terra in tutta l’attrezzatura. Ma sei in mezzo al mondo giusto, quello dove in un attimo hai fraternizzato e dove non c’è un mondo di sopra ed uno di sotto.

Eppure, hai raccontato un rito, non le ‘cazzate’ dei ‘pettinati’.

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