Ritornare sui luoghi abbandonati, è un esercizio fondamentale per la memoria e per mantenere inalterate nel tempo le proprie radici. A Papaglionti, ghost town appartenente al Comune di Zungri, c’ero già stato due anni fa. Avevo trovato e ho ritrovato, un minuscolo borgo totalmente avvolto dalla vegetazione spontanea, abbandonato attorno agli anni ottanta a seguito di una forte alluvione.
“Dalla statale che porta a Tropea, ci si addentra nell’entroterra ed il paesaggio cambia, inizia a diventare collinare e mentre tutta la natura continua ad essere morbida, le strade iniziano ad essere più piccole, tortuose, malconce e usurate dal tempo. Intorno uliveti, allevamenti di ovini, campagne, segni di devozione e piccole comunità resilienti, alcune buone, alcune cattive.”
Alcune costruzioni oramai in stato avanzato di degrado viste dal drone.
Sono ritornato a Papaglionti Vecchia, assieme al mio amico e collega Fabrizio Agostino, durante una pausa dal set cinematografico ‘Conversazioni con altre donne’.
Un modo per staccare la spina e tornare a visitare un luogo che non è solo un ricordo, ma testimone di un passato e di radici che non esistono più.
Papaglionti è sempre lì, ma la natura se lo stà riprendendo. La Chiesa di S. Pantaleone, un edificio storico denso di storia, oramai è anch’essa in stato di degrado avanzato, col tetto completamente sfondato e una sensazione di amaro in bocca. Ma Papaglionti è sempre lì. Con il centro abitato nuovo poco sopra e con una vita che scorre fra campi ed allevamenti. Rimangono sempre tracce di vita passata che rappresentano un importante ed inestimabile patrimonio invisibile.
Papaglionti resiste e ci dice chi siamo e da dove veniamo.